Sempre più modelli, sempre più accessibili, ma poco controllo sui dati

  • luglio 3, 2025
Nel percorso di adozione dell’Intelligenza Artificiale in azienda, spesso l’attenzione si concentra sul modello, trascurando un aspetto cruciale e preliminare: la validazione dei dati. Prima che un dataset venga utilizzato per addestrare un modello di machine learning, è essenziale verificarne l’integrità, la coerenza e la qualità. Questa fase, apparentemente tecnica, è in realtà strategica: un modello è tanto valido quanto i dati su cui si basa.

Perché la validazione è cruciale
Dati errati, incompleti o distorti portano a decisioni errate, previsioni inaffidabili e automazioni pericolose. In ambito business, questo può significare raccomandazioni sbagliate a clienti, previsioni finanziarie fuorvianti o processi decisionali automatizzati che danneggiano la reputazione e i risultati economici dell’azienda.

Ad esempio, un algoritmo di scoring creditizio addestrato su dati non aggiornati o contenenti errori anagrafici potrebbe classificare erroneamente clienti affidabili come ad alto rischio, compromettendo opportunità di business. Oppure, un modello di previsione della domanda costruito su uno storico incompleto potrebbe generare sovrapproduzione o rotture di stock.

Le attività fondamentali di validazione e verifica

Un dataset pronto per l’AI deve superare una serie di controlli qualitativi e quantitativi:
Completezza: esistono valori mancanti? Ad esempio, se nel 20% delle righe mancano dati relativi al prezzo di vendita, ogni previsione basata su quel campo sarà potenzialmente distorta.
Consistenza: ci sono contraddizioni logiche o incoerenze temporali nei dati? Un ordine inserito prima della registrazione del cliente è un chiaro campanello d’allarme.
Accuratezza: i dati rispecchiano la realtà? Spesso si scoprono valori anomali dovuti a errori di inserimento, come quantità negative o valori di fatturato fuori scala.
Distribuzione e bilanciamento: è importante analizzare la distribuzione statistica delle variabili. In un modello di classificazione, ad esempio, se il 95% dei casi appartiene a una sola classe, il modello rischia di imparare a “indovinare” sempre quella, fallendo negli scenari critici.
Duplicazioni e outlier: record doppi o anomalie estreme possono influenzare il comportamento del modello, specialmente nei sistemi basati su regressione o clustering.



Azioni correttive e best practice
Una volta identificate le criticità, è necessario intervenire con azioni mirate: imputazione dei valori mancanti, normalizzazione delle variabili, eliminazione dei duplicati, trattamento degli outlier e, se necessario, arricchimento del dataset con fonti esterne più aggiornate.

È utile integrare tecniche di data profiling, data cleansing e feature engineering, così da preparare un dataset che non solo sia corretto, ma anche utile a estrarre valore.

I rischi di una cattiva validazione
Addestrare un modello su dati non validati significa introdurre bias, moltiplicare l’errore predittivo e compromettere l’intero processo decisionale. I danni possono essere reputazionali (decisioni discriminatorie o incoerenti), legali (violazioni del GDPR per dati errati) ed economici (strategie basate su previsioni fuorvianti).

Per questo, ogni progetto di AI maturo deve partire non dal modello, ma dalla qualità del dato. La validazione non è un passaggio tecnico secondario, ma un’attività strategica che determina l’affidabilità e il successo dell’intero sistema. In definitiva, validare i dati significa validare le decisioni del futuro.

 

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